Amici carissimi e compagni di avventura di INCOGNITA,
siamo evidentemente tutti rattristati per la situazione in generale e per l’incontro forzatamente mancato, il 7 e l’8 marzo, del primo ciclo dei seminari 2020.
Fino all’ultimo si è tentato di scongiurarne la sospensione temporanea e Gianluca ed io, assieme al Gruppo di lavoro a Pesaro, siamo grati ai due valenti relatori, il grecista Angelo Tonelli e il musicologo e compositore Nicola Cisternino della loro determinazione a mettersi in viaggio comunque e nonostante. Siamo certi che i loro splendidi contributi potranno essere tesoreggiati non appena i tempi saranno tornati normali.
La sfida di INCOGNITA è nota a tutti Voi: aprire gli occhi, la mente e il cuore su quanto di sublime, profondo, ispirante e creativo l’ingegno umano ha sedimentato dalla notte dei tempi, facendocene oggi consapevoli testimoni e partecipi attori.
Si tratta di una vera SFIDA perché le forze che le remano contro sono potenti, insidiose e realmente <virali> fuori e dentro di noi. Il piccolo, prezioso insegnamento che si è tratto finora dai nostri precedenti incontri: la nostra stella polare, è appunto l’appello a coltivare incessantemente l’ORTO INTERIORE.
Sul pianeta visibile ci sono montagne, ghiacciai, vulcani, oceani, deserti, fiumi, valli coltivate, luoghi orridi o meravigliosi, inospitali o accoglienti per miliardi di individui che dalla notte dei tempi assaporano tormenti spesso immani e gioie fugaci nel ciclo perenne di nascita e morte. Disperazione, rimpianti, nostalgie, recriminazioni, prevaricazioni, l’intera gamma dell’umano sentire proviene dall’interno, da quell’orto interiore che, accecati dalle lusinghe dell”esterno’, trascuriamo di coltivare, dimentichi perfino che esista.
Uno dei maggiori pericoli odierni che siamo chiamati a sventare con umile ma convinta determinazione è la dimenticanza del principio interiore, <il pianeta invisibile> al quale dobbiamo restare ancorati con la tenacia selvaggia del neonato al seno materno.
Qualcuno, secoli fa, dichiarò che il dolore esiste, ne additò la causa intrinseca e ammaestrò a fronteggiarlo con le <proprie> forze nel regime di impermanenza al quale tutto è sottoposto nel mondo della vita. Se attingiamo a questo insegnamento lucidissimo, pragmatico, oggettivo e lo facciamo nostro non perché è annoverato come un credo “religioso”, “spirituale” o “mistico” ma perché ci provvede la salda bussola per navigare nell’incertezza, sapremo affrontare e superare i contingenti e futuri incagli sviluppando benevolenza e compassione verso noi stessi, chi ci è vicino e all’altro capo del mondo indifferentemente.
Reimpariamo a resistere, a pazientare, perché non c’è disgrazia che non possa divenire, dentro di noi, un’occasione di risveglio.
Arrivederci presto, cari compagni di avventura.
Un abbraccio di cuore,
Grazia Marchianò e Gianluca Magi.
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