Poiché sin dall’infanzia ci hanno insegnato a considerare come una favoletta la realtà dell’occhio interiore, noi da adulti lo consideriamo una favoletta.
Facciamo un esempio: se fin dall’infanzia s’insegnasse a un bambino a dubitare dei propri sensi, questi s’indebolirebbero, appassirebbero.
Se gli s’insegnasse che non si possono vedere il cielo, i campi, i fiumi, le case e oggetti comuni e si impedisse a chiunque di distruggergli tale illusione, allora il senso visuale e la capacità di giudizio di quel bambino ne verrebbero seriamente compromessi.
Proprio in tal modo ci viene insegnato fin dalla più tenera età a negare la realtà e la potenza magica dell’occhio interiore, di cui l’occhio corporale non è che una timida immagine.
In pratica, ci viene insegnato che noi non siamo altro che corpi materiali. Come se si dicesse a un muratore che lui non è altro che la cazzuola di cui si serve.